DOTS Edizioni

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Altre storie americane

Morte nel bosco e altre storie americane

La prima tradizione integrale italiana di Death in the Woods di Sherwood Anderson,

il maestro del racconto breve statunitense

Mosaico eterogeneo, distante dall’ordinato disegno su cui si fonda Winesburg, Ohio, questa raccolta è tenuta insieme da una rete di corrispondenze tematiche e formali sottili e tuttavia perspicue, oltreché dal timbro inconfondibile del narratore.

E la voce di Sherwood Anderson possiede senz’altro un timbro unico: gli ammiccamenti sempre garbati, l’ironia sottile e a tratti sofisticata, l’umana compassione che permeano lo sguardo dell’autore fanno di Morte nel bosco e altre storie americane l’ultima e, probabilmente per questo, la più completa delle sue raccolte di racconti.

Morte nel bosco e altre storie americane è la prima traduzione italiana completa di Death in the Woods and Other Stories, imprescindibile per gli amanti di Anderson e un ottimo punto di partenza per conoscere uno dei maestri della short story statunitense.

16,00

L'autore e i traduttori

Sherwood Anderson (1876-1941), autore di romanzi, raccolte di racconti e poesie, è considerato un maestro della narrativa breve statunitense; guadagnò l’ammirazione di alcuni tra i suoi più illustri contemporanei, come Gertrude Stein e Francis Scott Fitzgerald, e una generazione di giovani scrittori vide in lui un modello e una guida.

Flavio Zaurino (1986). Dottore di ricerca in “Letterature Lingue e Filologie moderne”, ha insegnato Letteratura Inglese presso l’Università degli Studi della Basilicata e si occupa di traduzione letteraria.

Domenico Lonigro (1991). Dottore di ricerca in Letteratura Inglese, laureato in Letteratura Angloamericana e in Letteratura Inglese Moderna e Contemporanea, si occupa di editing e traduzione letteraria.

Anderson

«È davvero difficile per molti di noi rendersi pienamente conto dell’influenza profonda e pervasiva che il mercato esercita sulle arti. Per esempio, com’è possibile capire se il giudizio di un editore o di un direttore di rivista sul nostro lavoro – e dunque sulle qualità che una storia dovrebbe o non dovrebbe avere – ha un qualche valore? Alcune delle mie stesse storie, per esempio, oggi sono considerate quasi dei classici americani e vengono presentate agli studenti delle nostre scuole e università come esempi di buona narrativa; eppure ai tempi in cui vennero scritte, proposte agli editori e lette da alcuni dei sedicenti migliori critici americani, non furono neppure ritenute degne di essere chiamate storie».

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